UCI, la numero 2 Amina Lanaya tra doping e sicurezza: “Pronti a pagare gli informatori, le transenne dovranno essere approvate da noi”

La donna più potente che l’UCI abbia mai avuto nella sua lunga storia ha le idee chiare. Tra le figure di spicco dell’UCI dal 2017, negli ultimi anni Amina Lanaya ha aumentato progressivamente le sue apparizioni e la sua area d’influenza, imparando sempre più a farsi conoscere e rispettare in questo mondo. Figura chiave anche nell’evoluzione del ciclismo femminile, rivendicando la spinta dell’Unione Ciclistica Internazionale per il rilancio del Tour de France Femmes, ad esempio, la dirigente francese di origini marocchine (che sottolinea con fierezza anche per dimostrare giustamente l’evoluzione di un ambiente in cui cominciano a trovare posto anche persone lontane dallo storico canone ciclistico) si sofferma per Sporza su alcuni temi che ritiene centrali per il nostro sport.

Oltre all’aspetto economico, che vuole la sua ambizione puntare ad un benessere finanziario che possa ricalcare quello di Formula1 e tennis, la direttrice generale del massimo organismo del ciclismo, nel quale è entrata nel 2006 dopo i primi anni da lavoro da avvocato, ha nella lotta al doping e alle frodi tecnologiche uno dei suoi cavalli di battaglia. “La credibilità del nostro sport deve essere sempre la priorità, non dobbiamo mai dimenticare da dove veniamo – commenta pensando ai molti scandali del passato che tengono ancora oggi lontano sponsor e tanta opinione pubblica – Lo sport ne ha sofferto molto, dobbiamo esserne consapevoli. Non possiamo mai essere sicuri di avere un gruppo completamente pulito. Ecco perché stiamo investendo al massimo nella lotta antidoping”.

Insieme al presidente David Lappartient, del quale è ormai la numero 2 ad Aigle, ha in progetto di regolamentare un progetto affinché gli informatori possano essere pagati: “Il principio di pagare per avere informazioni affidabili sarà ratificato dal comitato esecutivo a Zurigo questa settimana – specifica – È nostra intenzione fare il massimo per catturare gli imbroglioni. Perché ci saranno sempre imbroglioni, come ovunque nella vita. Se dobbiamo pagare degli informatori, lo faremo. Siamo la prima federazione internazionale che lo farà”.

Altro grande tema sul quale lavora è la sicurezza. Un ambito molto sentito in gruppo, con una sensibilità crescente della quale si fa assolutamente accogliente, sottolineando anche l’importanza dell’educazione e della formazione, per tutti gli attori in corsa: “Può sempre essere migliorata e ci sono diversi fattori in gioco. Non entrerò nei dettagli delle barriere Boplan (utilizzate molto in Belgio, ma ormai non solo, ndr), ma è vero che stiamo lavorando all’omologazione delle barriere. Vogliamo un certo numero di barriere che siano approvate dall’UCI e che quindi debbano essere utilizzate nel WorldTour”.

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